Terza uscita delle analisi settoriali condotte insieme a EY e Luiss Business School nell’ambito del progetto “L’economia italiana dalla crisi alla ricostruzione” che guarda oltre l’attuale fase e suggerisce alcune idee per portare il Paese su un sentiero di crescita maggiormente sostenibile. Con un fatturato che supera gli 80 miliardi di euro e quasi 500mila addetti, la filiera della moda rappresenta l’8,5% del turnover e il 12,5% dell’occupazione dell’industria manifatturiera in Italia. Il tessuto imprenditoriale nazionale è caratterizzato da aziende di dimensioni medio-piccole fortemente interrelate tra loro. Questa peculiarità consente una elevata capacità di innovazione, una maggiore flessibilità e un significativo grado di specializzazione, garantendo una forte competitività della filiera:
Il settore dell’abbigliamento e degli accessori è tra i più esposti agli effetti della crisi Covid-19, secondo solo al settore ricettivo e del turismo. La produzione tessile, di abbigliamento, pelle e accessori hanno subito nel mese di aprile un crollo dell’81% su base annua. La chiusura quasi totale dei canali commerciali, ad esclusione dell’online, ha comportato una contrazione delle vendite al dettaglio di abbigliamento e pelletteria nel mese di aprile superiore all’83% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Complessivamente si stima che, nel corso del 2020, la crisi Covid-19 determinerà una riduzione del fatturato nell’ordine del 26,9% nello scenario Base e del 34,8% nello scenario Grave. Che fare? Da dove cominciare? Il settore dell’abbigliamento ed accessori italiano fonda le sue solide basi su di una esperienza storica e di successo. Per recuperare il terreno perduto e tornare a far registrare i trend positivi degli ultimi anni, il settore necessita di un piano articolato per la ripartenza, che prevede la definizione di policy per creare valore nel lungo termine e innovazione nei modelli di business. Per questo motivo, le principali linee di intervento riguarderanno tematiche quali: